Lunedì, ore 16.15
Lunedì ore 16.15: ma certo preside, che problema c’è?…ce ne occupiamo noi….
Pochi secondi dopo sento montare un leggero senso di ansia: mi sono appena impegnata a ridipingere l’atrio della scuola a margine di una tre giorni di lavoro di allestimento della nostra minuscola biblioteca scolastica che già ci sembravano intensi tra smontare e rimontare arredi e sistemare i 400 volumi nuovi di zecca in arrivo. Il tutto tra le 16.00 di un giovedì (e non un giovedì qualunque, ovvio…ma esattamente tre giorni dopo) e il successivo sabato pomeriggio. Ansia. È proprio ansia.
Qualche perplessità tra tante: Cosa ne diranno gli altri di questo mio estemporaneo gesto di sconsiderata generosità nei confronti della scuola? (gli altri sono i più assennati genitori della nostra associazione). Quanto costerà il tutto? Quanta vernice servirà? Quanto tempo? Quante persone? E soprattutto…. come si fa? (io, nella mia vita ho ridipinto solo una parete della stanza dei bambini ed è venuta fuori una schifezza)….
…per evitare di passare dall’ansia al panico nei tre giorni successivi tento in tutti i modi di rimuovere il pensiero dell’impegno che mi sono assunta con tanta leggerezza, affidandomi all’idea di un destino benefico che accompagnerà le sorti della nostra biblioteca. Vengo però spesso richiamata all’ordine dalla teutonica organizzazione dell’amica Heide, compagna di avventura, che, giustamente, nel tentativo di programmare le attività, mi chiede dettagli su squadre di lavoro e materiali necessari, tempi di esecuzione e particolari sulle consegne degli arredi, cose delle quali non ho la benché minima idea… insomma, arrivo al giovedì confusa e preoccupata, quasi rassegnata alla catastrofe che si sarebbe abbattuta su di noi.
Invece la tre giorni di vorticosa attività intorno alla BIBLIOfeb, ai suoi meraviglioso libri, all’atrio della scuola che la accoglie, si sono rivelati un’esperienza bellissima, ricchissima, carica di un’umanità rara nelle nostre vite quotidiane.
Tutto è andato benissimo. I lavori previsti sono stati eseguiti. I risultati sono molto al di sopra delle più rosee aspettative. Non ci sono stati incidenti, discussioni, problemi…. insomma un miracolo.
Un miracolo realizzato grazie alle tante, tantissime persone che si sono avvicendate a lavorare in quei tre giorni di vorticosa follia. C’è chi ha trapanato, chi scartavetrato, chi dipinto, chi sistemato libri e chi portato pizza, caffè, birra e patatine. Ognuno ha trovato il suo posto e il suo ruolo accanto a persone semisconosciute, insegnando ciò che sapeva e imparando ciò che non sapeva. Si è trovato il modo di diluire la vernice nel modo adeguato, mentre si discuteva della opportuna collocazione dei libri cartonati per i più piccoli. Si è scelto insieme il giallo delle pareti mentre si ripulivano porte, si accatastavano oggetti, si mettevano a fuoco dettagli che avrebbero reso ancora più unico quel minuscolo pezzo di città che stavamo costruendo.
Mi sono aggirata per tre giorni, confusa e incredula, cercando martelli e scotch e rispondendo più o meno a caso alle 1000 domande che mi venivano poste e cui altri più decisi e competenti trovavano le giuste soluzioni. Ho sentito crescere energia, entusiasmo e determinazione. Nessuna entropia, ma grandissima carica creativa e costruttiva di un gruppo che condivideva un piccolo (grande) progetto. Un miracolo di nomi, visi, mani, sorrisi, teste, idee che rimarranno patrimonio e fondamenta della minuscola BIBLIOfeb.
Grazie a tutti. Senza gli ognuno dei tutti, non avremmo potuto fare nulla.